Salvataggio di una mutazione di gemma su acero, mediante l’innesto per approssimazione.
Molte specie di alberi ed in particolar modo le caducifoglie, hanno la caratteristica di sviluppare dei germogli “anomali” rispetto alle caratteristiche principali della pianta madre; queste mutazioni prendono il nome di “Spot”. L’ibridatore professionista sempre alla ricerca di nuove specie e varietà, osserva i vari cultivar durante il periodo di maggiore spinta vegetativa, individuando eventuali mutazioni di gemma fra le varie specie di piante, ma anche altre caratteristiche come la resistenza alle malattie, vigoria vegetativa ed altre qualità che le rendono meno vulnerabili. E se si presenta una particolare ed affascinante mutazione cerca di salvarla tramite l’innesto o margottando il rametto, mettendo un legaccio con un’etichetta per identificarlo.
Nel mio caso più che cercare di salvare questo esile rametto dal fascino particolare cercando di innestarlo su un acero autoctono, ho preferito innestare l’intera branca che racchiude alcune mutazioni simili, utilizzando una giovane piantina di acero tridente fatta da seme, innestandola per approssimazione.
Ho dovuto creare un supporto per sostenere la piantina, dato che la zona da innestare si trova a un metro di altezza, e poiché dovrò trasferire l’apparato radicale in un vaso con maggior quantitativo di terriccio, il fusticino dell’acero dovrà trovarsi esattamente all’altezza della zona della branca dell’acero “Butterflay” per innestarlo per approssimazione.
Non è un aspetto molto professionale, ma il risultato è soddisfacente tenendo conto dello spazio a disposizione.
Confido nel successo dell’operazione, mantenendo in futuro la mutazione di gemma.
Ed ora alcune immagini delle operazioni svolte.
Foto 1. L’acero butterflay con un rametto completamente rosa. La delicatezza del fogliame bianco variegato suscita emozioni, ed il rametto rosato crea un delicato contrasto.
Foto 2. Ho conficcato nel terreno tre robusti bastoni, i quali faranno da supporto nel sorreggere la piantina in vaso.
Foto 3. La piantina di acero tridente che sarà utilizzata per l’innesto per approssimazione.
Foto 4. Prima di procedere con l’innesto, è necessario fissare il vaso ai bastoni affinchè rimanga ben saldo.
Foto 5. Una prova preliminare dove andrà eseguito l’innesto fra i due aceri.
Foto 6. Dopo aver preso le misure esatte, mi accingo a togliere una fettina di legno in entrambi i lati del tronchetto dell’acero tridente per poterlo fissare per approssimazione.
Foto 7. Questo è il momento più delicato, il fissaggio dei due bionti devono combaciare perfettamente, pena l’insuccesso dell’operazione.
Foto 8. Per fissare il tronco ho utilizzato il nastro isolante adesivo.
Foto 9. Spalmo della pasta cicatrizzante per proteggere le ferite onde evitare possibili perdite di linfa.
Foto 10. Sulla stessa branca sono ben visibili dei germogli con le foglie rosate, le quali formano un delicato contrasto con il restante fogliame bianco variegato. L’operazione è giunta a termine, ho coperto il terriccio con un paio di assicelle per mantenerlo sempre umido.
Foto 11. Con la crescita dei nuovi rami dell’acero tridente avverrà la saldatura della branca innestata, ottenendo così un apparato radicale robusto per questa nuova pianta. E se le mutazioni dei rametti rosati manterranno queste caratteristiche, otterrò un futuro Bonsai dall’aspetto grazioso e molto interessante. Ma anche il tronco dell’acero tridente innestato avrà un suo ruolo, infatti, lo utilizzerò con tutta probabilità in una forma prostrata o pseudo cascante.
Armando