L’ECO DEL PINO LORICATO, IL PATRIARCA DEL MONTE POLLINO.
Ho ancora vivo in me l’immagine del “Patriarca”, il pino loricato millenario che vive sul monte Pollino, in Basilicata.
Le sue possenti radici scendono a raggiera sulla parete rocciosa strisciando come serpenti, a tratti in un saliscendi davvero impressionante.
E’ grazie al caro amico Gianni Picella di Bari e ai nuovi amici incontrati a Castrovillari se ho potuto salire sul Pollino, vedere i vecchi e maestosi Faggi secolari dai tronchi bitorzoluti e, i pini loricati affascinanti ed unici poiché specie pseudo endemica le cui origini tuttavia appartengono alla Grecia e naturalizzatesi sul monte Pollino probabilmente ad opera degli uccelli con le loro deiezioni contenenti dei semi. Ho così potuto toccare con mano e sedermi sopra ad una radice del “Patriarca” così chiamato, poiché considerato il pino più vecchio d’Italia.
Cielo, sole, terra, roccia, neve e vento caratterizza questo lembo della Basilicata.
Nessun paesaggio è privo di vita, ma ovunque l’ambiente è minacciato dall’uomo dove si compiono ripetuti atti di vandalismo.
Sul nostro pianeta gli alberi e le genti si ergono diritti verso il cielo. Gli alberi portano il fardello del loro crescere, come vecchi maestri mentre noi apprendiamo.
I pini loricati del Pollino, con i possenti tronchi coperti di grosse squame come il guscio di una tartaruga o di certi scudi antichi, hanno i rami contorti e mutilati, esempi di misteriose forze della natura. Essi sono dei superbi giganti che colonizzano pareti rocciose e sono lì a sfidare per secoli tormente di neve e ghiaccio, fulmini e saette, temperature estreme, e incendi dolosi provocati dall’uomo…
Il Pino loricato, morendo, perde la corteccia evidenziando i tronchi attorcigliati i quali, sottoposti all’azione continua del vento assumono una colorazione ossea-argentata, quasi lucente; gli alberi con la loro scheletricità appaiono così drammatici e affascinanti.
In una radura incontrammo dei resti di pini loricati accasciati al suolo ormai in via di decomposizione, testimoni di lontane ere geologiche.
L’emozione che provai, penetrando in questa sorta di tempio, fu davvero indicibile, e si è colti da un profondo senso di serenità interiore che rende sazi in tutti i sensi.
L’escursione sul Pollino è giunta al termine ed ora è tempo di ritornare a valle. L’atmosfera di questo parco è rarefatta, eterea, e rispettosamente ci allontaniamo quasi in punta di piedi.
Anni fa ho avuto la triste notizia che il “Patriarca” è stato incendiato da parte di qualche scellerato che -anche se fosse stato pagato da qualcuno- non saprei come definirlo per aver distrutto questo monumento naturale!
Armando Dal Col
La notizia è vera in parte il Pino simbolo del Parco (presente anche nel logo) e soprannominato da noi gente del Pollino: “Zi Peppe” è stato bruciato da ignoti vandali anni addietro, il Patriarca dell’articolo rimane ora il pino loricato più longevo del parco, un monumento.
Complimenti per l’articolo molto suggestivo, volevo però fare una precisazione, il “Patriarca” si trova sul Pollinello un pianoro che precede la cima del monte Pollino versante sud, versante sud che ricade nei comuni calabresi e non in Basilicata. Giusto per precisare quindi le cime più alte fanno da confine tra Lucania e Calabria. Il Pollinello che si affaccia sulla valle del Coscile è interamente nel territorio calabrese. Complimenti ancora per le emozioni che esprime nel racconto, molto affascinanti.
Grazie Francesco per questa ulteriore spiegazione. Questo pino loricato per fortuna è ancora vivo, a scapito del vero Patriarca che non ho potuto ammirare.
Armando