Pino mugo diviso in due mediante la separazione delle radici lavorato alla Giareda.
Testo e foto di Armando Dal Col
Vale la pena riprendere questo post per seguirne l’evoluzione di uno dei due pini separati alla base della pianta madre, lavorato alla Giareda il 6 settembre 2015.
La storia di questo pino mugo è piuttosto recente, e quello che lo caratterizza sono le due forze opposte. Infatti, alla base del tronco sembra che si siano unite due piante, una con un unico tronco tendenzialmente prostrato munito di un palco terminale a “cuscino”, mentre l’altra si suddivide in più tronchi muovendosi in direzione opposta. Utilizzando tutta la pianta diventerebbe necessario selezionare dei rami per creare un Bonsai credibile ma anche contenuto, e questo farebbe cadere la scelta su una o l’altra direzione, sacrificando così dei rami importanti. L’idea nata fin dall’inizio era concentrata sulla possibilità di dividere il pino mugo alla base ottenendo due piante, e questo naturalmente senza pregiudicare la vita di entrambe. Ma le azioni da fare non sono così semplici come le idee, poiché dividere la pianta significa correre dei seri rischi per la sopravvivenza della stessa. Questo problema è stato affrontato anticipando il rinvaso del pino mugo prima che producesse troppe radici che avrebbero aumentato la difficoltà nel separarle. Infatti, dopo la rimozione della pianta dal grande vaso in cui era stato inserito due anni prima nel post espianto, Haina ed io ci siamo messi all’opera controllando meticolosamente l’apparato radicale e la sua possibilità nel dividere la pianta. Una grossa radice avvolgeva la base del ramo prostrato interessante, il quale era ancorato a sua volta con una robusta radice alla base dell’arbusto. Trepidanti e fiduciosi ci siamo messi all’opera per cercare di separare la pianta, ponendo la massima attenzione che entrambe fossero munite di sufficienti radici. E così avvenne!
Ed ora la parola alle immagini.
Pino mugo visto nel 2011, è stata parzialmente coperta la base della pianta per ridurre il quantitativo d’acqua a causa delle frequenti precipitazioni piovose.
Foto prima del rinvaso. Pino mugo fotografato in agosto del 2012 ad avvenuto attecchimento. Sono visibili dei robusti tiranti a vite per avvicinare due grossi rami.
Foto prima del rinvaso. La base del pino mugo offre la possibilità di dividere la pianta utilizzando due entità distinte.
Foto prima del rinvaso. La pianta vista nella sua interezza.
Foto 1. 15 aprile 2013, la pianta è stata svasata dal grande vaso che l’ospitava. Si notano delleradici sottili nella circonferenza perimetrale del substrato.
In questa immagine si ha la netta sensazione delle due forze opposte che esprime questo pino mugo.
L’immagine della pianta vista in questa angolazione non lascia dubbi, quale parte andrebbe rimossa tenendola integra?
La pianta madre si è “slegata” del figlio rimasto troppo a lungo avvinghiato. Ora è cresciuto sufficientemente per avere una vita autonoma.
La pianta è stata capovolta e appoggiata momentaneamente sul vaso per agevolare le infiltrazioni con ormoni fito radicanti, iniettati lungo l’asse della radice
Terminato il rinvaso, ho dovuto puntellare il tronco nella posizione desiderata. In questa immagine la contro conicità del tronco è assente, e questo sarà sicuramente il fronte più appropriato per il futuro Bonsai.
Ed ora alcune immagini della lavorazione del pino mugo che Haina ed io, abbiamo eseguito domenica 6 settembre alla Giareda di Reggio Emilia in occasione della mostra nazionale di Bonsai e Suiseki nella competizione Istruttori a confronto.
Enjoy
Proprio un lavoraccio ma cosa non si fà per l’amore del bonsai.
Un caro saluto e arrivederci al Miyabi bonsai ten di Gorgo al Monticano.
Michele
Si, è stato un lavoro un pò impegnativo che comunque Haina ed io lo abbiamo portato a termine utilizzando gran parte del tempo a nostra disposizione. Ho già creato un contenitore pensato per questo pino mugo, vedremo la primavera prossima se affrontare il rinvaso.