L’ECO DEL “PATRIARCA” SUL MONTE POLLINO
Haiku e Haibun in prosa, di Armando Dal Col
Un preambolo per chi non conosce l’Haiku.
HAIKU: RITMI E SILENZI DELLA NATURA.
L’Haiku, genere poetico della letteratura giapponese, ha la forma più concisa che esista: esso consta di tre versi di 5, 7 e 5 sillabe; una brevità quasi epigrammatica che ha il sapore dell’immensità.
L’Haiku è un “detto non-detto”, un sottinteso, ha quasi l’aria di “scusarsi” di esserci, se l’esserci comporti una qualche violenza sull’essere puro.
Per la pecularietà di dire “nulla”, di liberare simboli o metafore, l’haiku possiede il fascino del frammento ed ha il potere di trasmettere sensazioni o emozioni nati da uno stato d’animo. Esso plasma i ritmi delle stagioni, densi ed eterni della natura.
Ho ancora vivo in me l’immagine del “Patriarca”,
il Pino Loricato millenario che vive sul monte Pollino, in Basilicata.
Le sue possenti radici scendono a raggiera sulla parete rocciosa strisciando come serpenti, a tratti in un saliscendi davvero impressionante.
E’ grazie al caro amico Gianni Picella di Bari, e ai nuovi amici incontrati a Castrovillari se ho potuto salire sul Pollino, vedere i vecchi e maestosi Faggi, i Pini loricati, affascinanti ed unici, poiché specie endemica, le cui origini, tuttavia, appartengono alla Grecia e naturalizzatesi sul monte Pollino, probabilmente ad opera degli uccelli. Ho così potuto toccare con mano e sedermi sopra ad una radice del “Patriarca”, il pino più vecchio d’Italia.
E’ primavera
Le possenti radici
come serpenti
Cielo, sole, terra, roccia, neve e vento caratterizza questo lembo della Basilicata.
Nessun paesaggio è privo di vita, ma ovunque, l’ambiente è minacciato dall’uomo dove si compiono ripetuti atti di tortura.
Sul nostro pianeta, gli alberi e le genti si ergono diritti verso il cielo. Gli alberi portano il fardello del loro crescere, come vecchi maestri, mentre noi apprendiamo.
I Pini loricati del Pollino, con i possenti fusti coperti di grosse squame come il guscio di una tartaruga o di certi scudi antichi, hanno i rami contorti e mutilati, esempi di misteriose forze della natura. Essi sono dei superbi giganti che colonizzano pareti rocciose e sono lì a sfidare per secoli tormente di neve e ghiaccio, fulmini e saette, temperature estreme, e incendi dolosi provocati dall’uomo…
Solo ricordi
scomparsi negli anni
Luci dell’alba
Il Pino loricato, morendo, perde la corteccia, evidenziando i tronchi attorcigliati i quali, sottoposti all’azione continua del vento, assumono una colorazione ossea-argentata, quasi lucente; gli alberi con la loro scheletricità, appaiono così drammatici e affascinanti.
Tracce di vita
scomparse negli anni
Giunge l’inverno
In una radura, incontrammo dei resti di Pini loricati accasciati al suolo ormai in via di decomposizione, testimoni di lontane ere geologiche.
Un pino al suolo
Di fronte al suo inverno
rimango muto
L’emozione che provai, penetrando in questa sorta di tempio, fu davvero indicibile, e si è colti da un profondo senso di serenità interiore che rende sazi in tutti i sensi.
L’escursione sul Pollino è giunta al termine ed ora è tempo di ritornare a valle. L’atmosfera di questo parco è rarefatta, eterea, e rispettosamente ci allontaniamo quasi in punta di piedi.
Accovacciati
sotto il pino disteso
Giorno di maggio